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E’ MOMENTO DI PASSARE DALLE PAROLE AI FATTI

26 Ott

I bisogni dei nostri concittadini, le esigenze di migliaia di operatori che chiedono più attenzione e organizzazione, le politiche di bilancio che condizioneranno sempre di più le nostre scelte, ci obbligano a tenere insieme le fila di una politica sanitaria coerente, che scommetta sulla qualità delle cure e sull’efficacia del sistema. Un compito che può essere assolto solo da una squadra che abbia al suo interno un equilibrio tra competenze tecniche e capacità politiche, con la voglia di innovare cercando di non scaricare i costi della necessaria riorganizzazione sui più indifesi: le persone che affollano sale d’attesa, ambulatori e ospedali della Puglia.

I dati del ministero della salute, anche se da valutare con prudenza, indicano una persistente difficoltà del sistema sanitario pugliese. Gli anni appena trascorsi sono stati duri. Il Piano di rientro ha imposto una serie di tagli radicali che hanno avuto un impatto negativo sulla qualità dei servizi erogati. E tanti cittadini, nell’urgenza di fare visite ed esami o di sottoporsi a interventi chirurgici, hanno ‘scelto’ di curarsi a pagamento oppure di non curarsi affatto. Per questo sono molto preoccupato, anzi spaventato dall’eventualità paventata del ministro Lorenzin, di una riedizione (sperimentata gli anni ’90) della centralizzazione della spesa sanitaria, in capo al governo, che porterà a tagli lineari e inguistificati.

Per definire un modello sanitario aderente alla domanda di salute e di assistenza che ci viene rivolta, bisogna ripartire dalla qualità delle prestazioni fornite ai pugliesi in un quadro che tenga conto delle specificità di ogni territorio: Bari non è Taranto o Brindisi. Ma soprattutto occorre rispondere a domande come queste: dopo la chiusura di 18 ospedali e la cancellazione di oltre 1.500 posti letto, ci sono ancora doppioni, strutture inadeguate e addirittura pericolose? E ulteriori tagli nella rete ospedaliera sono compatibili con Continua a leggere

SANITA’: ROMANO, “NO AD ACCORPAMENTO IRCCS. SI’ A ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE”

15 Ott

L’intento della mozione presentata dal gruppo consiliare ‘Oltre con Fitto’, che propone la nascita di una fondazione per l’accorpamento degli IRCCS Oncologico di Bari e De Bellis di Castellana Grotte, riguarda la razionalizzazione dei costi, il miglioramento dell’efficacia e l’economicità delle attività. Si tratta di fini senza dubbio condivisibili. Ma che si vogliono raggiungere, a mio avviso, con i mezzi sbagliati. La nascita di una fondazione è innanzitutto un percorso molto lungo, con il coinvolgimento del ministero della Sanità e dei Comuni di Bari e Castellana Grotte. E l’esperimento dell’unione di più Irccs, guidati da un commissario, è stato già fatto a Roma, dove si è provato ad accorpare lo Spallanzani (infettivologo), il Regina Elena (oncologico) e il Galliano (dermatologico). La loro fusione in termini scientifici, però, non è stata ancora autorizzata dal ministero. E questo proprio perchè la fusione di Irccs con specialità mediche differenti, come nel caso dell’Oncologico e del De Bellis (gastroenterologia) creerebbe enormi difficoltà in termini digestione dell’attività scientifica. Senza contare che, nel medio periodo, si avrebbero meno fondi per la stessa attività scientifica; e che la Puglia perderebbe un Irccs quando al Nord c’è la fila per ottenere questo tipo di riconoscimento.

Per questo ritengo che la soluzione migliore sia quella già prevista dal Dief, e cioè la possibilità di creare dei Dipartimenti interaziendali amministrativi. Se l’obiettivo è quello di razionalizzare i costi, la risposta può essere solo questa.
Lasciando gli Irrcs separati, il Dipartimento interaziendale permetterebbe l’integrazione delle attività di professionisti operanti in settori diversi e recanti culture fortemente e diversamente specialistiche; la condivisione di tecnologie sofisticate e costose; la razionalizzazione dell’impiego delle Continua a leggere